[] This is my blogchalk: Italy, Lombardia,
Milano, Bovisa, Italian, English, French, Zu, Male, 36-40, words,
music.
* Il blog è un apostrofo che rende pubblico un diario segreto,
per cui si passa dall'io che soffre all'io che s'offre. (Zu)
31.10.02
Ci ha scosso.
Anzi, direi che il mondo ci è crollato in testa.
Urla e polvere e poi tutto si è attutito e si è spento per un attimo.
Ora però siamo qui a fluttuare, qui sopra di voi che ci piangete.
No, quelle sotto le macerie sono solo le nostre carcasse, noi siamo qui leggeri leggeri...
Ancora sulla situazione precaria del Teatro delle Marionette di via Olivetani a Milano. Ho sentito a Radio Popolare un'intervista a Stefania Colla, preoccupata per l'esecuzione dello sfratto previsto per domani. Ne ho già parlato tempo fa, quindi ora ribadisco solo la speranza in una risoluzione soddisfacente, conscio peraltro del monito che il sergente Lo Russo esprimeva in Mediterraneo di Salvatores: "Chi vive sperando muore cagando". Ma al momento tutto ciò che possiamo fare è armarci di carta igienica.
Quando ci s'innamora dopo un periodo grigio e ogni istante diviene un incanto e ce ne accorgiamo, rischiamo di diventare noiosi con chi si trova a raccogliere le confidenze senza poterne condividere l'intensità sentimentale. Eppure si corre il rischio, perché è impossibile non lasciar tracimare anche verbalmente quella gioia che ci riempie potentissima.
Allo stesso modo, voglio correre il rischio sottolineando per l'ennesima volta lo spettacolo tridimensionale e a infiniti colori di cui sto godendo dalla finestra. Cromie pastello cangianti delineano il profilo delle montagne in questo ultimo anelito iridato prima del crepuscolo. E il piacere della vista vortica intrecciandosi con quello dell'essere intero.
Con un linguaggio particolarissimo, in questo "brog" si dipana veemente un flusso espressivo intenso. Tra invettive pasoliniane e superamenti nietzschiani, recensioni lapidarie e posizioni scomode vengono espresse e sostenute caparbiamente da chi si colloca sempre con forza dalla parte degli esseri umani considerati nella loro interezza essenziale.
____/ Coniati da vomito \____ > ircocervi linguistici dettati dalla pigrizia <
Qui sotto i quotidiani ringraziamenti a chi sta partecipando, scovando gli OLGM che irritano l'orecchio e le PCDC che dovrebbero lenire il fastidio. L'elenco completo e la tabella riassuntiva aggiornata si trovano qui.
Laura Dossena, nei commenti: Dal "gergo" dei Newsgroup... lurkare = da to lurk, indica l'attività di chi legge soltanto i post degli altri senza partecipare alla discussione... ha una vaga connotazione negativa:) e di conseguenza delurkare = "uscire dal lurking", ovvero mettersi a scrivere dopo un periodo passato nell'ombra... flammare = ho visto che nell'elenco è già presente "flame"... il verbo è usato naturalmente per indicare chi provoca, in genere apposta, una discussione accesa e polemica trollare = fare il troll... di chi arriva all'improvviso in un NG e scrive a bella posta messaggi provocatori e polemici, o volutamente FT (fuori tema rispetto al manifesto del gruppo) sperando di scatenare le ire dei membri; può anche trattarsi di un frequentatore che cambia nick e si "diverte" a fare un po' di caos... rotflare = dall'acronimo "ROTFL", "Rolling On The Floor Laughing", che esiste anche nella versione ROTFLSC, "Rolling On The Floor Laughing And Scaring The Cat"; che come potete intuire, indica che ci si sta rotolando per terra dal ridere... con o senza spaventare il gatto... Quello degli acronimi da Web e della loro "potenza evocativa" sarebbe un discorso lunghissimo, ma uscirei dal seminato (andrei OT eheheh). quotare = da to quote, ovvero quella meravigliosa operazione che consiste, quando si risponde a un messaggio, nel rendere riconoscibile e individuabile l'intervento cui si risponde, eliminando quanto non c'entra e che provocherebbe solo confusione in chi legge. Da includere (secondo me) in qualsiasi test sull'intelligenza che si rispetti;)
Cinzia Mileto, nei commenti: lavoro in una clinica nella quale ogni giorno si ricovera un considerevole numero di pazienti. Al loro ingresso in reparto il personale infermieristico e medico compie una serie di procedure abbastanza ripetitive che permettono di riportare tutte le informazioni necessarie. Ebbene (udite e/o inorridite), il medico addetto ha coniato il verbo (brrrr!!) "ingressare" per indicare le azioni da compiere. Così, ormai impunemente, mi chiede "se ho INGRESSATO tutti i pazienti" e che eventualmente lei "potrebbe continuare ad INGRESSARLI più tardi". Ce la farò a resistere?
Anna Beria, da Bath (UK): [sull'inserimento di "rappare" tra i "Coniati"] Per me ce lo possiamo mettere, ma non ho proprio idea di che cosa sostituirci in italiano-italiano... A dire il vero non ne ho mai avuto bisogno! Ma il problema e' che l'inglese, per sua natura, offre la possibilita' di trasformare in maniera semplicissima sostantivi e aggettivi in verbi (to net, to rap, to boot, to host...) e l'italiano no. A volte per esprimere lo stesso concetto sono necessarie magari due o tre parole, altre volte un'intera perifrasi che richiede uno sforzo intellettuale non indifferente. Per quanto certi calchi dall'inglese possano dare fastidio, non vedo come si possa ragionevolmente sperare di fermarne il dilagare. Sono troppo comodi e il locutore medio non vi rinuncera' solo perche' l'accademia della Crusca obietta e un manipolo di scrittori e/o traduttori si inalbera di tanto in tanto. La tua mi sembra comunque un'idea valida, se non altro per dare a coloro che lo desiderano la possibilita' di condividere idee e trovate, e arrivare magari ad una resa "standard" che potrebbe anche imporsi in certi circoli. Ma, ripeto, l'idea che si possa andare al di la' del dare il buon esempio mi sembra ottimistica.
Silvia: grantare = dare un compenso monetario; mettere qualcuno a bordo = informare, aggiornare, traduzione merdosa di "to take on board", o almeno credo; essere appealing (o essere molto appealing) = essere in grado di catturare l'attenzione.
Dico, ammesso e non concesso che la guerra possa effettivamente servire a risolvere problemi e sempre ammesso e non concesso che la medicina non risulti peggiore del male, chi saprebbe spiegarmi come mai più di due lustri fa, nel 1991, gli Americani e i loro alleati si fermarono spontaneamente un passo prima di prendere la capitale dell'Iraq e rovesciare Saddam Hussein? E perché scelsero di fatto di lasciarlo a capo di quel paese per tutti questi anni? Secondo quale logica per liberare un popolo da un tiranno si bombarda e affama il popolo lasciando invece libero il tiranno?
Ora c'è chi afferma la necessità assoluta di una guerra, ma l'opportunità di farla e di vincerla c'è già stata e a quanto pare non ha risolto granché. Che cosa dovrebbe indurci a pensare che questa volta sarebbe diverso?
Per oggi voglio essere ingenuo, evitare la dietrologia e mettermi in ascolto. Chi ha voglia di parlare?
____/ Coniati da vomito \____ > ircocervi linguistici dettati dalla pigrizia <
Seguitano ad arrivare suggerimenti per l'iniziativa. Obiettivo dichiarato: debellare gli OLGM (Orrori Lessicali Genericamente Modificati) a favore delle PCDC (Parole Come Dio Comanda). Ricordando che non siamo crociati e ci vogliamo divertire! Continuerò a riportare in questa pagina i contributi alla raccolta dei termini e delle soluzioni, i pareri e le obiezioni. Per la tabella riassuntiva aggiornata, invece, rimando alla pagina Zu, lessico dislessico..., che contiene anche "Le traduzioni inutili", un piccolo elenco che naturalmente attende di essere ampliato.
Oggi ringrazio:
cherpi, nei commenti di ieri: ci sarebbe però da tracciare un confine. ad esempio, potrei dire che a me fa schifo "mouse" invece di "topo": invece deridiamo i francesi che dicono "souris" o gli spagnoli che addirittura dicono "el ratòn". E poi potremmo invece andare a vedere quante parole correntemente accettate sono nate in quel modo (mi viene a mente l'orribile "eclatante"). Non sempre poi le parole straniere sono davvero usate al loro paese d'origine nel modo in cui le usiamo noi, si pensi a "film". Allora magari si scopre che determinati termini tecnici risultano essere neologismi anche per l'inglese, per cui tanto vale prenderli così come sono, invece di arrabattarsi a inventarne di altri aggiungendo orrore ad orrore (penso ad upload/download: ma chi è l'inglese che dice "upload/download" nel senso fisico di "caricare/scaricare"? Allora, se è orrendo dire "uploadare", certo non è meglio dire "caricare" ; in attesa di idee migliori, mi accontento di "fare l'upload". E poi trovatemi la parola giusta da sostituire a "scannerizzare", please!)
Paola Magni, nei commenti di ieri: un obbrobrio linguistico che mi urta gli orecchi ultimamente è il verbo "processare", calco dall'inglese "to process", al posto del più digeribile "elaborare" o "evadere" (un messaggio di posta elettronica, una pratica, ecc.). Sicuramente ci sono altre traduzioni possibili e forse migliori, che ora non mi vengono in mente. Altro verbo discutibile, per quanto diffusissimo e ormai entrato nell'uso, è "zippare", che forse si potrebbe sostituire con "comprimere", "compattare" e simili.
Valeria Fucci, nei commenti di ieri: tra i termini che mi hanno sorpresa e inorridita allo stesso tempo, mi viene in mente "messaggiare" per "inviare sms", e ancora "emailare" per "inviare un e-mail" o per essere puristi "un messaggio di posta elettronica".
matteoc: nella lotta tra il bene e il male è sempre il marketing a vincere. E' per questo che di seguito trovi una breve raccolta di coglionate markettare (markettare è un OLGM, non so se me lo passi) raccolte nel mio ultimo anno di lavoro. In più un tentativo di definire fasare. OLGM: Fasare: coordinare, aggiornare sugli sviluppi. Ad esempio: "Facciamo una riunione per fasarci" "Il gruppo di lavoro non è fasato, dobbiamo organizzare una riunione". Skillato: esperto. Exploitare: ???. Draggare: spostare con il mouse. Droppare: depositare con il mouse. Spinoffare: creare una subsocietà da una società madre. Essere/dover essere committed: ???. ASPizzare: erogare servizi di Application Solution Provider. Briefare: fornire sinteticamente gli elementi base di un progetto, assegnare un lavoro attraverso una breve riunione esplicativa. Debriefare: verificare gli esiti di un lavoro svolto. Straniere spesso usate di rado comprese: Header e footer: intestazione e fondo pagina. Workflow: flusso o assegnazioni del lavoro. Push/Pull: *** dura da tradurre, io li uso in inglese... Branding: presentare, far conoscere un marchio. Ongoing: attività in corso.
°
Stamane verso le 7:30, prima che il cielo si schiarisse completamente, una luna fantastica lo illuminava addolcendo la durezza del momento per me più difficile della giornata: rivivere il trauma della nascita, decidendomi a lasciare il calduccio del letto per affrontare le incombenze giornaliere.
Al mattino sono sempre più d'accordo con il piccolo protagonista di Calvin & Hobbes, che rifiutando di alzarsi diceva: "Uscirò di qui solo quando là fuori farà caldo come qui dentro".
Ecco, è partita. Già nella notte i primi messaggi via posta elettronica, i primi commenti inseriti. Ogni volta che ci saranno novità, ripubblicherò l'elenco aggiornato degli OLGM (Orrori Lessicali Genericamente Modificati) e delle PCDC (Parole Come Dio Comanda). Ovviamente entrambe le colonne sono aperte a modifiche, secondo i suggerimenti che perverranno.
P.S.: qualcuno esperto di Blogger mi saprebbe dire come ridurre lo spazio che separa questo testo dalla tabella sottostante? La loro pagina di aiuto non risulta disponibile... che sia il caso di passare a Splinder?
____/ Coniati da vomito \____ > ircocervi linguistici dettati dalla pigrizia <
OLGM
>>>
PCDC
armare la track
>>>
preparare la traccia per la registrazione
at ("@")
>>>
chiocciola
bannare
>>>
espellere, esiliare, cacciare, segnare sul libro nero
bloggare
>>>
tenere un diario telematico
cekkare
>>>
fare un controllo
checkare la posta
>>>
controllare la posta
clippare
>>>
presentare anomalie di picco
debuggare
>>>
correggere gli errori
displeiare (displayare)
>>>
visualizzare
fadare [riguardo al volume]
>>>
crescendo (all'inizio dell'onda sonora); sfumatura (verso la fine)
fasare
>>>
???
flame
>>>
discussione che degenera, polemica
forwardare
>>>
inoltrare
loggarsi
>>>
registrarsi, iscriversi, accedere
mettersi in queuing
>>>
aspettare il proprio turno
performante / poco performante
>>>
???
reboottare
>>>
riavviare il computer
resettare
>>>
riavviare (il computer)
rifasarsi
>>>
???
schedulare
>>>
programmare
schedulare sul planner
>>>
scrivere sull'agenda
skippare
>>>
saltare (spesso, l'introduzione in flash dei siti internet)
slash ("/")
>>>
barra
spammare
>>>
inviare un'email pubblicitaria a migliaia di persone
updatarsi
>>>
rivedersi, aggiornare l'incontro
user friendly
>>>
facile e intuitivo
wrappare
>>>
unire in un'unica traccia più file mp3
zippare
>>>
comprimere
Grazie a Cinzia Pieri, dalla Toscana: un primo 'coniato' (purtroppo già diffuso in giro per la rete...) è quel capolavoro di "loggato" con i vari "lòggati" "non ti sei loggato" ecc. Qualche tempo fa mi ero iscritta ad un forum, e dopo un bombardamento di loggati & co., ho fatto il mio primo timido intervento per contestare questo orrore. Mi sembrava (e mi sembra) quasi un'offesa, e di quelle gravi! Puoi immaginare, sorpresa, stupore, ma che dici mai? però... alla fine l'hanno modificato con registrati/iscriviti/accedi, non sei registrato/non sei iscritto o cose del genere. Altra bruttura che gira nei forum e nelle liste di discussione: bannare e bannato. Oh, lo so bene che tutto quel che gira intorno al computer è strettamente avvinto all'inglese, ma ci sono parole tollerabili ed obbobri. Bannare e bannato proprio mi suscitano... "coniati" di vomito ogni volta che li sento. Se proprio mi comporto male su web, mi puoi espellere/esiliare/cacciare/segnare sul libro nero. Ma bannare giammai!
Grazie a Marco Vicentini, da Padova: un termine che odio da anni e' "displeiare" (non ha senso aumentare l'orrore inventandosi una scrittura "displayare", no?) che in ambiente universitario purtroppo è comune. Basterebbe "visualizzare" o qualunque altro sinonimo...
Grazie a Massimiliano, nei commenti di ieri: checkare la posta
Grazie a ondez, nei commenti di ieri: Penso che molti o perlomeno gli ultimi degli OLGM in circolazione siano "naturalmente" scaturiti dalla rete e dall' informatica... Nello specifico dal lavorare con programmi in lingua anglosassone [lavorare con una versione italiana spesso vuol dire lavorare su una vecchia versione in cui con molta probabilita' manca qualche funzione che puo' facilitare o velocizzare qualche parte di lavoro [sub-routine]... Questo per quanto riguarda almeno gli shareware o i freeware...]. Per quanto mi riguarda adopero programmi musicali di editazione audio/midi [qui avrei potuto usare "editing"]... E gli OLGM piu' frequenti possono essere: "fadare" [riguardo al volume: crescendo all'inizio o sfumatura verso la fine dell'onda sonora]; "armare la track" [preparare la traccia per la registrazione]; "clippare" [esempio pratico in un dialogo: l'ho dovuta incidere di nuovo perche' clippava... E cioe' quando l'onda presenta anomalie di picco]
Grazie a Laura Airaghi: i miei colleghi pigiatasti a tradimento parlano spesso di sistema "performante"/"poco performante" (da notare l'accezione positiva per il sostantivo e la necessità di premettere un aggettivo nel caso contrario)... Non ho parole (specialmente del tipo PCDC).
Grazie a Luciano Zamponi: due osservazioni sul modo in cui molti organi di informazione indicano gli indirizzi di siti web e posta elettronica. La prima riguarda la denominazione di "/". Premessa: fino all'anno scorso abitavo in via dei Politi 3/E (via dei politi tre barra e). Dall'avvento di Internet scopro che molti volti televisivi e voci radiofoniche hanno preso a chiamare la barra "slash". Per cui, l'indirizzo www.rai.it/portale viene pronunciato "vù vù vù punto rai punto it slash portale". Per inciso, io sapevo che per "vù" si intende la lettera "V", mentre la lettera "W" sarebbe una "doppia vu". Altro mistero..... La seconda riguarda il simbolo "@". Molti lo chiamano "at". Sinceramente, credo che molti di coloro che usano questa dicitura e questo simbolo ne conoscano il significato corrente in inglese (presso). In italiano, direi che "chiocciola" andrebbe più che bene.
Grazie a Max, che merita l'ennesima menzione anche per pioggia acida nonché una puntatina a blogico: permettimi di partecipare alla raccolta vomitevole: resettare: riavviare il computer; reboottare: riavviare il computer; schedulare sul planner: scrivere sull'agenda; spammare: inviare un'email pubblicitaria a migliaia di persone; wrappare: unire in un'unica traccia più file mp3; mettiti in queuing: aspetta il tuo turno; intro: inutile introduzione fatta con Macromedia Flash; skippare: saltare (spesso l'introduzione "inutile" in flash); user friendly: "cosa" che deve essere facile ed intuitiva; bloggare: tenere un diario digitale; flame: discussione che degenera; zippare: comprimere un file; debuggare: correggere gli errori; cekkare: fare un controllo.
La piccola rubrica Le traduzioni inutili presentava alcuni dei casi in cui impieghiamo parole o espressioni straniere pur disponendo di una valida alternativa nella nostra lingua.
Ben sapendo che tale prospettiva di approccio al problema dell'appiattimento linguistico inconsapevole è solo una delle molte possibili, auspicavo come altri un ampliamento degli orizzonti del discorso.
Per questo, coniugando interesse linguistico e intento ludico, desidero inaugurare
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un'iniziativa per la quale chiedo esplicitamente l'aiuto fattivo di chi onora queste pagine della sua attenzione.
Raccoglieremo come in un piccolo museo gli Orrori Lessicali Genericamente Modificati, cercando insieme un'alternativa valida o almeno sopportabile.
Come spunto per iniziare ripescherei un messaggio di Layla che mi diceva: non reggo quelle parole inventate tipo "fasare", "schedulare" e cose del genere... purtroppo a volte mi rendo conto che mi vengono in mente per averle talmente sentite e poi... mi tocca "rifasarmi" (scherzo) per trovarne un'altra normale in italiano. Altri esempi incontrati o riferiti: "forwardare" (per "inoltrare"), "ci updatiamo"...
Attraverso i commenti o scrivendomi direttamente vi chiedo di fornire esempi di OLGM che vi dà fastidio sentire e/o le alternative possibili. Sarà mia cura e mio diletto pubblicarne un elenco aggiornato.
Signore e Signori, sono onorato... no, così è un po' esagerato. Però è vero che sono contento di essere stato cooptato da United BlogZine of WWW, una sorta di libera agenzia di stampa virtuale che produce o diffonde informazione in rete. Ho già provveduto a inserire il riquadro UBW nella pagina Zu, parole... e sto cominciando a conoscere meglio i siti aderenti. Più avanti magari scriverò qualcosa di più articolato, per ora vi rimando a quanto già detto dagli altri.
Dopo gli interventi dei giorni scorsi, mi chiedono: "Ma dove vivi esattamente? Puoi sempre godere di meravigliosi paesaggi". La domanda è più che legittima, perché chi ha una pur vaga idea di Milano sa come immaginarsela: grigia e tetra. Aggiungo che la Bovisa, il quartiere dove risiedo da una decina d'anni, è l'ex zona industriale della città, ancora contrassegnata dagli scheletri delle fabbriche abbandonate dopo i bombardamenti (sì, un tempo ci furono anche da noi, sebbene ce ne dimentichiamo quando sentiamo parlare di guerre che ci sembrano sempre abbastanza lontane da poterci sentire al sicuro).
E allora, tutti questi colori, scorci, spettacoli di cielo e terra dove trovano spazio per la loro rappresentazione?
Rispondo ribadendo che sono fortunato: dalle mie finestre, al terzo piano, la visuale non trova quasi ostacoli fino alle Alpi, nelle giornate particolarmente serene. E basta un po' di vento perché perfino l'aria troppo spesso irrespirabile di questa metropoli della provincia europea si lasci permeare dai molteplici incanti della natura.
Certo, un trucco c'è: bisogna ricordarsi di guardare dalla finestra, ogni tanto. E non bisogna trascurare di farlo con gli occhi giusti: quelli del bambino, se non l'abbiamo ammazzato o se siamo in grado di risuscitarlo.
Stasera c'era la luna a divertirsi facendo capolino tra le nuvole.
Quella di stamane, sì: mossa dal vento veniva ad accarezzare la pelle delle palpebre ancora socchiuse, faceva sorridere già sulle scale, permeava di sé il mondo ammantandolo di serenità. E ora mutando a ogni istante continua a regalare colori nuovi allo sguardo, che penetra l'aria abbracciando il bianco delle betulle schiomate insieme al nitore delle cime alpine innevate, in uno scorcio che con i colori autunnali sembra comprendere anche tutte le altre stagioni.
E per un poco si attenuano i rumori del traffico, mentre perfino lo smog sembra concedere una tregua,
perfino qui alla Bovisa.
La quadratura del cerchio o del circolo è un problema classico insolubile con la riga ed il compasso. Per estensione significa cosa impossibile a farsi o a realizzarsi, situazione che non ha alcuna possibilità di soluzione. "Legendre ha dimostrato che la quadratura del circolo non può essere operata che per approssimazione". E questo perché il rapporto tra circonferenza e raggio è un numero irrazionale.
(da Frase fatta capo ha, Giuseppe Pittàno, Zanichelli)
Insofferenza, nervosismo, tensioni e arrabbiature. Spreco d'imprecazioni. Questi i condimenti di chi si trova ostacolato da guai informatici, che dipendano dai materiali o dai programmi (in francese si direbbe: matériel e logiciel, in italiano: hardware e software).
In questi giorni sto lavorando con un computer di emergenza (un Pentium II a sostituire quel Pentium IV che finora non ha mai cessato di cadere progressivamente a pezzi e irritarmi). Quello che fino a pochi mesi fa era il mio normale strumento di lavoro oggi è obsoleto, arranca se spinto ad affrontare i voraci programmi aggiornati. Programmi voraci di memoria sempre più vasta e di processori sempre più veloci, che obbligano a cambiare gli strumenti elettronici sempre più spesso, in una spirale che induce a lavorare sempre di più semplicemente per rimanere allo stesso livello di galleggiamento economico.
Questo disagio è espresso ottimamente da Franco Carlini in un articolo apparso domenica sul manifesto:
Che ci fai con 3 giga nel motore? Intel riprende a sfornare processori dalle prestazioni esasperate; che saranno immediatamente vanificate da versioni di Windows e programmi applicativi ancora più affamati di potenza. Una rincorsa che non migliora la velocità di comunicazione e lavoro, ma fa aumentare i loro profitti
Il "PiccoloSoffice" veleno dell’informatica per tutti, quello che entra da pressoché tutte le "Finestre" telematiche (come scrivevo l'8 luglio scorso).
Grazie ad Astrid Virili per la divertente e istruttiva la pagina segnalatami, MONDOTITOLO di Giovanni Romani, che passa in rassegna una serie di esempi dividendoli in categorie:
TITOLI SESSUALMENTE ALLUSIVI
UMORISMO E TANTA, TANTA SIMPATIA
PURO DELIRIO LIRICO-ONIRICO
QUANDO L'IGNORANZA SI FA METODO
TANTO RUMORE PER NULLA
Tra le pellicole citate, To be or not to be (E. Lubitsch, 1942) divenne Vogliamo vivere, ma ricordo che il rifacimento di Mel Brooks (1983), che in originale conservava lo stesso titolo, nella versione italiana fu tradotto fedelmente Essere o non essere.
Oggetto: i titoli dei film distribuiti in Italia sono ormai tutti in inglese.
Riferimenti:
un articolo di Max che avevo segnalato su questa stessa pagina e su Biblit (la mailing list dei traduttori letterari);
commenti all'articolo pubblicati su pioggia acida.
Qui sotto riporto quanto scritto da Paola Mariani ai colleghi di lista:
Caro Giulio e cari Biblitiani,
ho letto la tua mail nonché l'articolo in questione e, forse sarà un caso, ho rintracciato più di qualche analogia con un editoriale di Ernesto Galli della Loggia, decisamente più completo e stimolante, pubblicato su Sette e in edicola con il CdS del 3/10/02 intitolato:
"Quanto provincialismo in quei titoli di film ormai tutti in inglese"
Non ho idea di come rintracciarlo in Rete né so se questo è possibile (ho scritto al CdS). Comunque, mi hanno colpito in particolare questi passaggi, che vi riporto sperando di fare cosa gradita (come si diceva una volta):
"[...] E' quando si tratta dell'inglese (o meglio forse bisognerebbe dire dell'angloamericano) che i distributori cinematografici italiani si uniscono all'inspiegabile (per me inspiegabile) autolesionistico disprezzo di milioni di loro concittadini per la propria lingua nazionale, cioè per l'italiano, e provvedono con solerzia a evitare di tradurre. Dimentichi, tra l'altro, che non poche volte il titolo dato in italiano a un film americano, specie quando non corrispondente a una meccanica traduzione dell'originale, è risultato più bello, più evocativo dell'originale stesso. Sfido chiunque, per fare un solo esempio, famosissimo, a sostenere che STAGECOACH (la diligenza) è un titolo più bello di OMBRE ROSSE. [...] [...] Il fenomeno è interessante perché esso illustra alla perfezione il rapporto tutto esteriore e bugiardo, nella sostanza esibizionistico-provinciale, che noi italiani tendiamo ad avere con la conoscenza delle lingue straniere. [...] E qui per l'appunto sta il provincialismo. Siamo convinti che l'italiano ormai non serve, [...], e che senza l'inglese è impossibile entrare in alcun "salotto buono". Ma non è che perciò, allora, ci sforziamo di impararlo e di parlarlo. No: ci basta fingere di saperlo fare. [...] Un bel titolo di film in inglese è proprio quello che ci vuole.
Ciao a tutti e buon finesettimana (non dirò mai uichend) Paola
Ringrazio Paola per l'intervento, sperando nel moltiplicarsi dei contributi e degli esempi di traduzioni buone, azzeccate, estrose, cattive, mancate...
Non avendo potuto partecipare alla festa del raccolto, faccio ammenda riportando il testo di un brano ad hoc dei Punkreas:
Canapa
Sei mesi di condizionale
Non sono niente male
Per aver seminato sul mio davanzale
Sei mesi di attenzioni e cure per tenere creature
Con foglie a sette punte con un buon odore
A marzo la pianti e aspetti che spunti
A aprile la bagni e cresce
A maggio la femmine e i maschi separi
A giugno si riempie di fiori
Ma a ottobre, mese di raccolta
Mi suonano alla porta
Non sospettando niente
Io apro all’attendente
Sei mesi di fatica dura
Per questa fioritura
Me l’hanno sequestrata ed ora sta in questura
A marzo la pianti e aspetti che spunti
A aprile la bagni e cresce
Da maggio a settembre la vedi fiorire
A ottobre raccogli e puoi dire
“L’ho coltivata io
non me ne pento neanche un po’”
E pensare che la cannabis sativa
Potrebbe risanare questo mondo alla deriva
Potrebbe soppiantare petrolio e i derivati
La plastica ed i farmaci a cui siamo abituati
Sarà per questo che è vietata
Ai despoti non piace
La gente rilassata e l’energia pulita
A marzo la pianti e aspetti che spunti
A aprile la bagni e cresce
A maggio la femmine e i maschi separi
A giugno si riempie di fiori
A marzo la pianti e aspetti che spunti
A aprile la bagni e cresce
Da maggio a settembre la vedi fiorire
A ottobre raccogli e puoi dire
“L’ho coltivata io
non me ne pento neanche un po'
L’ho coltivata io
Scommetti che lo rifarò!”
/|\ /| L'altro giorno, non so bene dove, ho perso un orecchino. Stamane, lavandomi la faccia, ho sentito il bisogno di togliere anche l'altro. Così, dopo 15 anni, mi ritrovo i lobi nudi. Mi riaddobberò se e quando mi tornerà voglia di farlo.
Segnalo un articolo scritto da Max su pioggia acida Giovedì, Ottobre 10, 2002 - 08:57 AM CET:
Tu vuoi far l'americano I titoli dei film distribuiti in Italia sono ormai tutti in Inglese. Provincialismo, snobbismo o globalismo?
Mi sembra abbastanza stimolante, anche perché tocca uno dei punti dolenti per i traduttori, che solitamente in questi casi vengono scavalcati: chi saprebbe proporre esempi di traduzioni buone, azzeccate, cattive o mancate?
Il mondo è pieno di contraddizioni, però ci sono luoghi speciali dove queste esplodono, travolgono, sconvolgono, ma alla fine lasciano il sapore dell'incanto.
L'incanto del vivere condito da un'allegrezza malinconica, di chi sa o intuisce ciò che è stato o ciò che sarebbe potuto essere.
Il sapore del vivere condito dall'intuizione dell'essere, che anche a uno sguardo velato sa infondere allegria.
qui l'occhio inquadra o indovina: Bagnoli (ex Italsider), Nisida, Capo Miseno, Procida e Ischia [clicca per ingrandire]
Il termine log non è la traduzione inglese di logos, ma nella tecnica di navigazione del XVII secolo stava ad indicare il pezzo di legno (log, appunto) che veniva lanciato in acqua per calcolare la velocità della nave, misurando il tempo che impiegava a passare da prua a poppa. Per traslato il verbo to log è divenuto il termine tecnico per indicare qualsiasi attività di annotazione e memorizzazione periodica e regolare del funzionamento di un apparecchio.
Come insegnano i testi sacri (anche se io l'ho imparato in una canzone di Lou Reed)*, c'è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere... e per tradizione, il raccolto va festeggiato. Per esempio, sabato sera al Centro Sociale Leoncavallo di Milano. Se non avete ancora trovato un valido rimedio alla cefalea che vi affligge, forse siete ancora in tempo.
* la canzone, bellissima, era Perfect Day, con il verso "You're going to reap just what you sow".
Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie
eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne fra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli
Salvo impedimenti dell'ultimo minuto (si vede che sono scaramantico?), stasera partirò per Napoli.
E spero proprio nel bel tempo, per sentire il sole sulla faccia dopo queste giornate un po' troppo freddine:
uno dei rari godimenti in cui la superficie va a coincidere con l'anima.
Date una carezza da parte mia a una persona cui volete bene.
* per la serie: l'espressione ce l'avremmo, ma ne usiamo una farlocca (non possiamo dire straniera, perché "sanity card" in inglese sarebbe una sorta di attestato di non infermità mentale).
* per la serie: l'espressione ce l'avremmo, ma ne usiamo una straniera.
Nota: qui devo ammettere che un po' sto barando: la vecchia Coppa dei Campioni ammetteva a iscriversi solo le squadre che avevano vinto il campionato, mentre per alcuni paesi alla Champions League partecipano anche quelle arrivate sul podio... ma in questo caso lascio che prevalga la nostalgia calcistica sulla precisione linguistica (che vorrebbe: "il Campionato dei Campioni").
Così venivano chiamati i bambini che entravano in prima elementare, perché il primo ottobre, data canonica per l'inizio dell'anno scolastico fino a qualche lustro fa, è il giorno di San Remigio.
Non era affatto male iniziare con la prospettiva che di lì a poco sarebbe arrivato il 4 ottobre, San Francesco (festa nazionale). Dopo aver sezionato la leggenda del lupo di Gubbio, si andava avanti per qualche giorno a disegnare foglie variegate dai colori autunnali, felici di poter utilizzare l'intera gamma di pastelli a disposizione, fino al fatidico 12 ottobre: il giorno delle tre caravelle era per noi solo un racconto affascinante e pulito, scevro da ogni atrocità, edulcorato esattamente come la narrazione dell'intero corso della Storia, in cui non c'era alcun dubbio che in ogni occasione fossimo noi i buoni...
Il mio ricordo del primo giorno di scuola elementare è ottimo: ero tranquillo, interessato e la curiosità vinceva la timidezza.
Oltretutto per me era finalmente giunta la liberazione dall'incubo dell'asilo (quello che oggi chiamiamo 'scuola materna'): anni in cui ero innamorato della signorina Elena e invece fui assegnato a suor Gisella (gnucca e arpia), anni in cui saltavo l'intervallo con i giochi nel salone perché non era permesso alzarsi da tavola senza lasciare il piatto vuoto e io odiavo il cibo, anni in cui lo scarso interesse destato dagli sproloqui dell'educatrice togata mi induceva a distrarmi e a farmi punire.
Quest'anno il primo giorno di scuola elementare è stato il 10 settembre: ho accompagnato mia figlia al debutto, ma la trepidazione era più dei genitori che dei piccini. Qualche pianto qua e là l'ho visto, però per quanto riguarda la mia piccola e la maggior parte dei bimbi prevalevano curiosità ed entusiasmo. Ma per fortuna, senza alcun bisogno di rivalsa, perché per loro, a quanto ho potuto vedere negli scorsi anni, asilo nido e scuola materna sono state esperienze propedeutiche importanti e piacevoli.
Ora vado: tra poco suona la campanella dell'intervallo.
Le Novelle da un minuto scritte dall'ungherese István Örkény (1912-1979) insistono sul registro del grottesco e del paradossale e sono piene di spunti interessanti.
Eccone un esempio:
Il senso della vita
Se infiliamo molti peperoncini in un cordino, avremo una corona di peperoncini.
Se invece non li infiliamo, non avremo la corona.
Eppure i peperoncini sono gli stessi, altrettanto rossi, altrettanto piccanti. Ma non formano una corona.
È il cordino che la forma? Non è il cordino. Il cordino, lo sappiamo bene, è una cosa secondaria, di scarsa importanza.
E allora che cos'è?
Chi riflette su queste cose e bada a che i suoi pensieri non divaghino qua e là, ma procedano nella giusta direzione, può giungere sulle tracce di grandi verità.